Schioppettino Colli Orientali del Friuli 2009, Iole Grillo, 12,5 gradi.

Ogni volta che apro questo Schioppettino dell’Azienda Agricola Grillo Iole penso che è come sedersi sulla propria poltrona preferita o allungarsi dopo cena su un morbido divano: la stessa sensazione rilassante di conforto, di casto ma sensuale piacere. Ne avevo qualche bottiglia che ho centellinato come le pagine di un libro amato, che non si vuole veder finire: uno di quei racconti profondi, ma che sanno porsi con grazia e leggerezza, come un sorriso gentile quando ne hai bisogno.
Si dice che lo Schioppettino non sia in genere un vino longevo. Questo ha ormai quasi sette anni, cinque ne ha passati in un appartamento, steso ma in condizioni tutt’altro che ideali. Eppure quando levo il lungo turacciolo di sughero il vino è ancora tonico, fresco, appena smorzato nei suoi profumi più fruttati. Rubino scuro alla vista, ha nel suo colore le trasparenze dell’ombra; al bordo un cerchio granato ne segna l’età; gocciole lente sul calice rimandano a una presenza carezzevole. Il profumo, seppur mutato dalla gioventù, resta di intensità notevole, persino rara in tanti seppur celebrati rossi nostrani. Inoltre è tipico, personalissimo: frutti di bosco neri, mirtilli in particolare; nè manca, in second’ordine, qualche cenno di susine rosse; e toni freschi, vegetali; ma è soprattutto e di gran lunga la componente speziata a tenere il campo, così sfaccetta, complessa e insistita: la noce moscata, il chiodo di garofano, la cannella, il pepe bianco e verde;  aromi che sono lì materici e nitidi, ma in qualche modo sfumati, in perfetto equilibrio tra dolce e piccante, integrati da una componente fortemente balsamica, che è un tocco di legna odorosa, boschiva, al limitar dell’inverno, quando è umida e coperta di muschio. Essi si raccontano a mezza voce,  con avvolgenza consolatoria, un racconto davanti al camino col vento che sibila lassù nella canna fumaria. E poi al palato si offre con morbidezza scorrevole, senza asprezze o scalini, temprata da un’acidità ancora sufficiente da garantire allungo e freschezza, che si inserisce un un corpo medio dove il tannino è assai presente (è uva a buccia spessa lo schioppettino), ma di grana finissima, una polvere d’oro di particelle levigate. Si giova di un grado alcolico relativamente basso, inconsueto al giorno d’oggi ed è una boccata d’aria fresca.  Uno Schioppettino questo di Grillo giocato più sulla levità ed il garbo che sulla forza e la complessità, trovando una dimensione quotidiana e a misura d’uomo piuttosto che monumentale, ma non per questo meno elegante. Un’eleganza comunque distinta la sua: sempre perfetta, in ogni momento. Così pure a tavola non mancherà mai l’abbinamento e sarà un perfetto compagno per una chiacchierata o una solitaria meditazione. L’ho assai goduto su rustici fusilli al sugo di salsiccia, ma sarebbe stato ideale anche per un romantico tete-a-tete.  Eh, lo schioppettino! Non darà vini potenti e longevi come il nebbiolo o il sangiovese, ma non ho dubbi: per me è tra le grandi uve rosse italiane.

Lascia un commento