
Il vino non lo vedete, ma – sulla parola credetemi – era di un bel color limone appena scarico, con riflessi verdolini. Se non lo vedete fotografato, un motivo c’è.
Il vino in questione, Gavi del cru Minaia, ha nove anni: vendemmia 2013; e 12,5 gradi d’alcol.
Dunque: profumo primaverile, con la freschezza del basilico evidente ed una traccia, anzi, una larga via minerale, gessosa e ferritica, in certo qual modo. Sì, la frutta a polpa bianca, gialla, l’uva spina, il sambuco…ma mi resta in memoria specialmente quell’acidità quasi viperina stemperata da un’avvolgenza cortese, gentile, che non fosse il sale che l’innerva direi mielata.
Lungo, pulito, perfetto, su una spigola al cartoccio, ma mi invogliava la prova su una pancetta artigianale arrotolata, di qualità.
9 anni eh, e sembrerebbero, forse forse, la metà, col pensiero rivolto al Chablis non fosse il confronto, intrinsecamente, sminuente l’identità del Gavi.
Posso solo aggiungere che Nicola Bargaglio da stasera sta tra le cantine che vorrei visitare.