
Giovane era buonissimo, di proporzioni perfette. L’avevo riassaggiato un lustro fa: sempre buono, ma come in muta verso nuove simmetrie. Oggi è stupefacente: un fiato profondo e suggestivo, un’arcata soave tra primavera ed autunno, dai fiori alle zolle lavorate; ma il sorso è pura seta, evocazione di aria, acqua e fuoco, equilibri cristallini, slancio e delicata maestà. Nella mia piccola esperienza, oggi, quella bottiglia, uno dei migliori Chianti Classico mai assaggiati.
(Qui il mio post precedente su questo Chianti Classico: https://taccuindivino.wordpress.com/2015/04/12/chianti-classico-castello-della-paneretta-2008/)