
Da Tiziano Mazzoni ero andato principalmente per due vini rossi: il Ghemme e la Vespolina.
Si parla ormai di anni tanti anni fa, perciò è inutile forse narrare della cantina di questo bravissimo vignaiolo artigiano, che era ricavata in una parte della cascina abitata: mica detto che ora non abbia altri spazi a disposizione, più comodi e moderni – questo lo ignoro.
Fatto sta che durante la visita saltò fuori una bottiglia di questo vino dolce, che mi piacque assai e me lo portai a casa.
L’uva è la lirica Erbaluce, anche se in etichetta la legge non vuole che la si nomini.
Non riporta l’annata, ma io so che l’acquistai nel 2011: sarà un vino di una, due, forse tre vendemmie prima.
Maledetto me: il tappo dovevo verificare! Che è in plastica, e non è stato amico, regalando al vino una evoluzione marcata e tuttavia suggestiva.
Ambrato, con lacrime untuose, ha una buona intensità al prurito ed al palato. Mielato, ricorda i profumi di nocciole, di castagne fresche, di frutta secca, di un qualche cosa di affumicato, ma per contrasto anche la frutta candita, la scorza d’arancia. All’assaggio, che è dominato dalla frutta candita, c’è un contrasto ammiccante tra grassa dolcezza e scattante acidità. Scarta ancora nel finale che, cremoso, chiude lasciando un retrogusto lungo di bosco, di brace, di legna bruciata nel camino che consola nella notte scura.
Assaggio del 5 gennaio 2015